Il prosciutto cotto può essere considerato “sicuro” per la nostra salute, in particolare se soffriamo di colesterolo alto? E’ uno dei principali quesiti che sono giustamente chiesti anche ai nutrizionisti ed esperti del settore, si tratta di una serie di prodotti che rientrano tra gli affettati ma che non sono dei salumi (a differenza della mortadella o del salame).
Generalmente i prodotti a base di carne lavorata sono sconsigliati per preservare adeguatamente la nostra salute, anche se al tempo stesso il prosciutto crudo viene considerato maggiormente digeribile, ed apparentemente “meno problematico” per la nostra salute. Esistono però dei rischi concettuali in relazione al consumo, soprattutto se costante, anche di prosciutto.
Composizione del prosciutto cotto
Il cotto naturalmente differisce dal crudo (dal quale condivide lo stesso “taglio”) dalla cottura che viene effettuata durante il processo di produzione. Al tempo stesso si tratta di un tipo di carne lavorata della carne di suino, che viene posta in un elemento come il budello per la conservazione e stagionatura, inoltre questo è indispensabile per poter affettare il prodotto.
E’ un elemento che però mantiene anche un importante aspetto nutrizionale, in particolare le proteine sono preservate anche nella cottura, e nella stagionatura: il compendio di sali minerali come il ferro, il magnesio ed il potassio rendono il prosciutto un alimento utile in fase “energetica” ma anche estremamente duttile da sfruttare come condimento.
Fa male al colesterolo?
Il “problema” è il contenuto di grassi che è comunque sensibilmente minore di altri elementi alimentari costituiti da carne lavorata, anche se è relativamente sbagliato considerare il cotto come una variante “più sana” del crudo, l’apporto di colesterolo, grassi e sale è solo leggermente inferiore rispetto al crudo, così come la digeribilità appena “migliore”.
- In senso generale il prosciutto cotto non viene considerato “consigliabile” a fronte di colesterolo alto
- Pur essendo comunque meno “dannoso” di insaccati (costituiti da più tagli di carne) come la mortadella, ed i vari salami
E’ comunque difficile da dire che il prosciutto “da solo”, possa influire così in modo impattante sul colesterolo alto, come qualsiasi altro alimento risulta essere particolarmente infuente solo se introdotto a cadenza regolare, giornaliera nel nostro compendio di dieta. Sicuramente un suo consumo può aumentare i problemi legati alla circolazione.
Generalmente è opportuno variare tra le tipologie di carne, ricordando quando possibile di sostituire la carne rossa (soprattutto se lavorata) con la variante bianca oppure con altri elementi di natura vegetale. Il consumo di prosciutto cotto viene considerato “tollerabile” in quantità non superiori a 2-3 volte a settimana in porzioni non superiori a 50 grammi alla volta.