Quante pesche mangiare per abbassare la glicemia? Ecco la risposta

Consumare frutta per contrastare la glicemia è un metodo consigliato da ogni medico o nutrizionista che si rispetti, a patto, ovviamente di presentare un po’ di attenzione nei metodi di consumo ma anche nelle varianti. Le pesche sono alcuni tra i frutti di stagione che senza molti dubbi rientrano tra la frutta “buona” per ridurre l’iperglicemia.

E’ importante però verificare la quantità e come mangiare questa variante di frutta in modo tale da ottenere il massimo possibile per ridurre la glicemia alta, ma anche per ottenere vantaggi in ambito generale per il nostro organismo. Le pesche infatti fanno bene in senso generale e sono anche sazianti oltre che ricche di elementi di enorme utilità.

Pesche “ok” per la gliemia alta

La frutta rientra in buona percentuale tra gli alimenti utilizzati per contrastare la glicemia alta, pur essendo molto spesso comunque ricca di zuccheri, questo però non corrisoponde per forza ad un “pericolo” per due motivazioni, la prima è legata alla natura dell’apparato di glucosio (zucchero) presente nella frutta che è molto più facile da gestire per l’organsimo.

In secondo luogo anche altri elementi come ad esempio il contenuto di acqua e fibre, soprattutto quelle insolubili, rendono la frutta generalmente una ottima alleata per contrastare l’iperglicemia. Pesche incluse che hanno un contenuto calorico moderatamente basso (non arriva a 30 calorie per 100 grammi di parte edibile), ma comunque non ridottissimo.

Quante pesche al giorno?

L’indice glicemico di questi frutti è anch’esso relativamente basso, attestandosi intorno a 55, valore che è quindi esattamente considerabile come moderato, quindi è possibile consumare senza problmemi una pesca al giorno. L’indice glicemico, spesso definito IG è un valore che va da 1 a 100 che evidenzia rapidamente la velocità di aumento della glicemia.

  • Le pesche sono ricche di acqua, aumentano la capacità saziante
  • Ricche di minerali come potassio, fosforo, magnesio e calcio ma anche vitamine, la cui più rilevante è la C
  • Le pesche sono anche utile per aumentare la lotta contro i radicali liberi

La quantità giornaliera giusta per ottenere il massimo è di una pesca mediamente grande, o anche due piccole a patto di non superare i 150 grammi giornalieri, così da ottenere il massimo anche per ridurre la glicemia troppo elevata, vero “tallone d’Achille” per gli iperglicemici cronici ma anche per coloro che soffrono di diabete mellito tipo 2.

Per ottenere un apporto di fibre più rilevante, fondamentale, come detto, per la funzione anti iperglicemia è consigliabile consumare pesche comprensive della buccia, scegliendo però in questo caso esclusivamente le varianti biologiche che non sono state quindi trattate in alcun modo da agenti chimici durante la coltivazione di questi apprezzati frutti.

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